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- Nasim Eshqi ha inaugurato in Sardegna una nuova via di arrampicata di 700 metri, denominata «End Child Marriage», come parte del suo progetto «When Mountains Speak».
- Dopo le rivolte del 2022 in Iran, Eshqi ha scelto di non rientrare nel paese, denunciando le violenze e gli orrori della repubblica islamica attraverso i suoi canali social.
- Nonostante la perdita di sponsor europei, Eshqi continua a difendere i diritti delle donne, mirando a scalare nuove pareti in tutto il mondo nei prossimi cinque anni e a collaborare con organizzazioni che condividono i suoi valori.
L’alpinismo si fa portavoce dei diritti umani: Nasim Eshqi apre una nuova via in Sardegna contro il matrimonio infantile. L’atleta iraniana, nata a Teheran il 21 marzo 1982, continua a scalare montagne non solo per superare i propri limiti, ma anche per lanciare messaggi potenti e necessari.
Un percorso di impegno sociale
Nasim Eshqi, alpinista professionista e attivista, ha inaugurato in Sardegna un nuovo percorso di arrampicata di ben 700 metri, suddiviso in 14 tiri, battezzato “End Child Marriage” (Fine al matrimonio infantile). Questa via rappresenta il terzo capitolo del suo progetto “When Mountains Speak” (Quando le montagne parlano), un’iniziativa che utilizza l’arrampicata come strumento per amplificare la consapevolezza sui diritti umani, con un focus particolare sulle questioni di genere. In linea con il pensiero di Eshqi, ogni itinerario diviene un’espressione incisa nella roccia, un’esortazione a prendere coscienza e agire. Queste giovani donne rappresentano il futuro delle nostre comunità; è imperativo porre fine ai matrimoni precoci per garantire madri in salute, condizione essenziale per una società prospera. Tra le precedenti realizzazioni di questa iniziativa si annoverano “Raise Up for Human Rights” a Chamonix e “Donna, vita, libertà” nelle Dolomiti.

La voce di una donna libera
Eshqi, nel suo libro “Ero roccia ora sono montagna. La mia battaglia per la libertà delle donne in Iran” (Garzanti, 2024), racconta la sua storia di crescita sotto l’oppressione del regime iraniano. Descrive il suo spirito indomito, le prime arrampicate, i divieti e le ritorsioni subite dalla polizia morale. Dopo le rivolte del 2022, ha scelto di esporsi in prima persona, denunciando le violenze e gli orrori della repubblica islamica attraverso i suoi canali social. La sua decisione di non rientrare in Iran, dopo aver seguito le notizie su Mahsa Amini mentre scalava le Alpi nel settembre 2022, ha segnato un punto di svolta nella sua vita e nel suo impegno per i diritti umani.
Le sfide e la resilienza
La scelta di Eshqi di non tacere ha avuto delle conseguenze. Ha interrotto le collaborazioni con sponsor europei che non volevano compromettere i loro interessi commerciali nei paesi musulmani. Ripartire da zero in Europa, avendo con sé solamente l’attrezzatura da scalata, si è rivelato un’impresa ardua. Ha dovuto affrontare ostacoli burocratici, come il rifacimento della patente di guida, e la mancanza di sostegno economico. Nonostante queste difficoltà, Eshqi continua a parlare dei diritti delle donne, credendo fermamente nel potere umano.
Un messaggio di speranza e uguaglianza
Eshqi vede l’arrampicata come una metafora dell’uguaglianza e della libertà. In montagna, la gravità non fa distinzioni di genere, razza o nazionalità. Questa esperienza ha consolidato la sua profonda convinzione: ognuno dovrebbe avere la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni e inseguire i propri sogni. Il suo obiettivo è quello di continuare a scalare montagne, aprendo nuove vie dedicate ai diritti umani, e di ispirare altre persone a unirsi alla lotta per la giustizia. Nei prossimi cinque anni, Eshqi mira a scalare nuove pareti in tutto il mondo, a promuovere l’uguaglianza di genere e la libertà, e a collaborare con organizzazioni che condividono i suoi valori.
Conclusione: Scalare per un futuro migliore
L’impegno di Nasim Eshqi va oltre la semplice pratica sportiva; è un atto di coraggio e di resistenza. La sua storia ci ricorda che le montagne possono essere non solo luoghi di sfida fisica, ma anche piattaforme per dare voce a chi non ne ha. Il suo progetto “When Mountains Speak” è un esempio di come lo sport possa diventare uno strumento potente per promuovere i diritti umani e la consapevolezza sociale.
L’alpinismo, spesso percepito come una disciplina solitaria e individualista, può in realtà diventare un veicolo per la solidarietà e l’impegno civile. La storia di Nasim Eshqi ci dimostra come la passione per la montagna possa essere coniugata con la lotta per i diritti umani, creando un impatto positivo sulla società.
Un concetto avanzato nell’alpinismo moderno è l’etica dell’impatto zero. Questo approccio non si limita alla semplice conservazione dell’ambiente montano, ma si estende alla promozione di pratiche sostenibili e responsabili che contribuiscano al benessere delle comunità locali e alla difesa dei diritti umani. L’alpinismo, in questa prospettiva, diventa un’esperienza trasformativa che ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo e sulla nostra responsabilità verso gli altri.
Riflettiamo: Quante volte ci siamo sentiti impotenti di fronte alle ingiustizie del mondo? La storia di Nasim Eshqi ci insegna che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare la differenza. Possiamo scegliere di usare le nostre passioni e le nostre competenze per dare voce a chi non ne ha, per difendere i diritti umani e per costruire un futuro più giusto e inclusivo per tutti.