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Howse Peak: quando la passione per la montagna incontra il suo tragico prezzo

A sei anni dalla scomparsa di David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley, ripercorriamo la dinamica dell'incidente sull'Howse Peak e riflettiamo sul significato dell'alpinismo moderno.
  • Il 16 aprile 2019, una valanga sull'Howse Peak ha causato la morte di David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley, tre figure di spicco dell'alpinismo mondiale.
  • La valanga, classificata come "Size 3", aveva una massa di circa 1.000 tonnellate e una lunghezza di circa 1.000 metri, evidenziando la sua devastante potenza.
  • John Roskelley, padre di Jess, ha ricostruito la dinamica dell'incidente grazie ai dati GPS e alle foto recuperate dai dispositivi degli alpinisti, rivelando che avevano raggiunto la cima alle 12:41 dopo aver superato 300 metri di scalata su terreno misto.

Oggi, 17 aprile 2025, ricorre il sesto anniversario della tragica scomparsa di tre figure di spicco dell’alpinismo moderno: David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley. Il 16 aprile 2019, una valanga sull’Howse Peak, nelle Montagne Rocciose canadesi, pose fine alle loro vite durante un tentativo di scalata sulla parete est. Questo evento ha scosso profondamente la comunità alpinistica mondiale, privandola di talenti eccezionali e personalità carismatiche.

La dinamica dell’incidente

L’Howse Peak, con i suoi 3295 metri di altezza, si erge sul confine tra l’Alberta e il Parco Nazionale di Banff, presentando una parete est di circa 1000 metri, caratterizzata da roccia sedimentaria friabile e percorsa da canali di neve e ghiaccio. Questa combinazione rende la montagna particolarmente pericolosa, soprattutto in primavera, quando le condizioni meteorologiche possono variare rapidamente e aumentare il rischio di valanghe.

I tre alpinisti, esperti e preparati, avevano in programma di ripetere la via M16, una delle più impegnative della parete, aperta circa 25 anni prima e raramente ripetuta a causa della sua difficoltà e pericolosità. La via prende il nome dal fucile d’assalto M16, a causa del rumore delle scariche di detriti che scendono regolarmente lungo la parete.

La mattina del 17 aprile 2019, un velivolo di soccorso alpino canadese localizzò alla base della montagna segni di svariate slavine, frammenti di equipaggiamento da scalata e un corpo in parte coperto dalla coltre nevosa. Le autorità confermarono che i tre alpinisti erano morti a causa di una valanga di “Size 3”, definita come una valanga in grado di “seppellire un’automobile, distruggere un piccolo edificio o spezzare alberi”, con una massa di circa 1.000 tonnellate e una lunghezza di circa 1.000 metri.

Le vittime: tre pilastri dell’alpinismo

Hansjörg Auer: Alpinista austriaco di 35 anni, noto per le sue audaci salite in free solo, tra cui la prima ascensione della via “Attraverso il Pesce” sulla parete sud della Marmolada nel 2007. Auer era un alpinista completo, capace di eccellere sia su roccia che su ghiaccio, e aveva all’attivo numerose salite di rilievo in tutto il mondo.
David Lama: Alpinista austriaco di origini nepalesi, 28 anni, considerato uno dei talenti più promettenti dell’alpinismo moderno. Lama si era distinto sia nell’arrampicata sportiva, vincendo numerose competizioni internazionali, sia nell’alpinismo, realizzando importanti salite in Patagonia, tra cui la prima libera della Via del Compressore sul Cerro Torre nel 2012, e in Himalaya, con la prima solitaria del Lunag Ri nel 2018.
Jeff Roskelley: Alpinista statunitense di 36 anni, figlio di John Roskelley, leggenda dell’alpinismo americano. Jeff aveva seguito le orme del padre, diventando un alpinista esperto e versatile, con numerose salite di rilievo in Alaska e in altre regioni montuose del mondo. Nel 2003, all’età di 20 anni, aveva raggiunto la vetta dell’Everest insieme al padre.

Ricostruzione degli eventi

Grazie alle foto e ai dati GPS recuperati dai telefoni cellulari e dalle fotocamere degli alpinisti, John Roskelley, il padre di Jess, è stato in grado di ricostruire in dettaglio la dinamica dell’incidente. Il 16 aprile 2019, i tre alpinisti avevano iniziato la salita della parete est dell’Howse Peak alle 5:51 del mattino, raggiungendo l’inizio delle difficoltà poco prima delle 7:00. Dopo aver superato una cascata di ghiaccio (WI6), hanno attraversato a sinistra lungo una fascia di neve, raggiungendo una cresta di neve a 2832 metri alle 9:57.

Superati più di 300 metri di scalata su terreno misto, la cordata giunse in cima alle 12:41.
L’ultima fotografia di Hansjörg Auer immortala David Lama alla base della discesa finale dalla cresta sud-ovest, nel canale di neve che avevano risalito.

Mentre stavano scendendo, illuminati dal sole del primo pomeriggio, una placca nevosa si distaccò, impedendo loro di abbandonare il canale in direzione della “King Line”.

Come ha affermato Reinhold Messner, l’alpinismo ai livelli di Lama, Auer e Roskelley è “follemente pericoloso” e “metà dei migliori alpinisti mondiali muore in parete”.*

Nel 2003, ventenne, raggiunse la cima dell’Everest insieme al genitore.

Un’eredità indelebile

La scomparsa di David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità alpinistica. Oltre alle loro imprese sportive, i tre alpinisti erano apprezzati per la loro umanità, il loro spirito di avventura e la loro passione per la montagna.

David Lama, in particolare, rappresentava un esempio di integrazione e convivenza tra culture diverse, grazie alle sue origini nepalesi e austriache. La sua scomparsa ha colpito profondamente il popolo austriaco, che lo considerava un simbolo di apertura e tolleranza.

La tragedia dell’Howse Peak ha sollevato interrogativi sulle motivazioni degli alpinisti di punta e sui rischi che sono disposti a correre per raggiungere i propri obiettivi.

Nonostante i rischi, l’alpinismo continua ad attrarre migliaia di appassionati in tutto il mondo, spinti dalla passione per la montagna, dalla sfida con se stessi e dalla ricerca di nuove avventure.

Il prezzo della passione: riflessioni conclusive

La scomparsa di David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley non è solo una cronaca di una tragedia, ma anche un invito a riflettere sul significato dell’alpinismo moderno e sul rapporto tra uomo e montagna. La loro storia ci ricorda che la passione per la montagna può portare a grandi imprese, ma anche a grandi rischi.

È importante ricordare che la montagna è un ambiente selvaggio e imprevedibile, dove la natura detta le regole e l’uomo deve sapersi adattare e rispettare i suoi limiti. La preparazione, l’esperienza e la prudenza sono fondamentali per affrontare le sfide dell’alpinismo in sicurezza.

Allo stesso tempo, è necessario riconoscere il valore dell’alpinismo come attività che promuove la conoscenza di sé, il rispetto per l’ambiente e la solidarietà tra le persone. L’alpinismo è una scuola di vita che insegna a superare le difficoltà, a collaborare con gli altri e a raggiungere obiettivi ambiziosi.

Un aspetto fondamentale dell’alpinismo, spesso trascurato, è la sua dimensione culturale e spirituale. La montagna non è solo un luogo da conquistare, ma anche un luogo da contemplare, da ascoltare e da rispettare. L’alpinismo può essere un’esperienza trasformativa che ci mette in contatto con la nostra interiorità e con la bellezza del mondo che ci circonda.

Un concetto avanzato, ma cruciale, è la comprensione profonda della “finestra di esposizione” in alpinismo: il periodo di tempo in cui le condizioni ambientali (meteo, stabilità della neve, temperatura) permettono di affrontare una determinata via con un rischio accettabile. Valutare correttamente questa finestra, spesso effimera, richiede una combinazione di conoscenza scientifica, esperienza sul campo e intuito. La tragedia dell’Howse Peak, come molte altre, ci ricorda che anche i migliori alpinisti possono essere vittime di una sottovalutazione di questa finestra, o di un cambiamento improvviso delle condizioni.

La montagna, con la sua maestosità e la sua imprevedibilità, ci invita a interrogarci sul nostro posto nel mondo e sul significato della nostra esistenza. La storia di David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley ci ricorda che la vita è un dono prezioso e che dobbiamo viverla con passione, coraggio e rispetto per la natura.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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