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- 6.186 metri: l'altezza del Khayang Peak, mai scalato ufficialmente prima.
- Nel 2023, il Nepal ha rilasciato 61 permessi per scalare il Manaslu, evidenziando l'interesse crescente per le spedizioni himalayane.
- La squadra giapponese ha tentato senza successo di scalare il Khayang Peak nell'ottobre 2023.
Un’impresa alpinistica innovativa nel cuore dell’Himalaya
In un’epoca in cui l’alpinismo è spesso associato a grandi spedizioni commerciali e all’uso di tecnologie avanzate, tre guide nepalesi hanno scelto di percorrere una strada diversa. Prakash Gurung, Yukta Gurung e Sandesh Sherpa si sono avventurati verso il Khayang Peak, una vetta di 6.186 metri situata nella regione del Manaslu, con l’obiettivo di realizzare una prima salita ufficiale. Questa spedizione si distingue per l’approccio etico e sostenibile, in netto contrasto con le tendenze attuali che privilegiano la velocità e l’uso di ossigeno supplementare.
Project Together, fondato da Prakash e Yukta Gurung, si propone di promuovere un alpinismo rispettoso dell’ambiente, concentrandosi su spedizioni più piccole e meno invasive. L’intento è di ridurre al minimo l’impatto ambientale, evitando di lasciare tracce permanenti sulla montagna. Questa filosofia si traduce nella scelta di uno stile alpino puro, che richiede una pianificazione meticolosa e una profonda conoscenza delle condizioni meteorologiche e del terreno.
La sfida del Khayang Peak
Il Khayang Peak rappresenta una sfida significativa per gli alpinisti, non solo per la sua altitudine, ma anche per le condizioni imprevedibili che caratterizzano la regione del Manaslu. La montagna non è mai stata scalata ufficialmente, sebbene un team giapponese abbia tentato l’impresa nell’ottobre 2023 senza successo. La decisione di affrontare la salita durante la bassa stagione, quando le condizioni meteorologiche possono essere particolarmente avverse, dimostra la determinazione e il coraggio delle tre guide nepalesi.
La scelta di non utilizzare elicotteri per l’avvicinamento alla montagna è un ulteriore esempio dell’impegno verso un alpinismo sostenibile. Questo approccio richiede una preparazione fisica e mentale notevole, poiché gli alpinisti devono affrontare lunghe marce e condizioni climatiche difficili senza l’ausilio di mezzi meccanici. La decisione di attendere condizioni meteorologiche favorevoli prima di tentare l’ascesa finale è un chiaro segno della loro prudenza e rispetto per la montagna.

Il contesto delle spedizioni himalayane
L’impresa delle tre guide nepalesi si inserisce in un contesto più ampio di crescente interesse per le spedizioni himalayane. Nel 2023, il Dipartimento del Turismo del Nepal ha rilasciato 61 permessi per scalare il Manaslu, una delle montagne più ambite dagli alpinisti di tutto il mondo. Questo numero è destinato ad aumentare, con la partecipazione di squadre provenienti da paesi come Russia, Cina, Giappone e Canada. Tuttavia, l’affollamento delle montagne himalayane solleva preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale e alla sicurezza degli alpinisti.
Il Raksha Urai, un altro gruppo di cime situato nell’estremo ovest del Nepal, è stato teatro di spedizioni drammatiche in passato. La vetta più alta, il Raksha Urai III, è stata scalata per la prima volta da una squadra franco-nepalese, ma la spedizione si concluse tragicamente con la morte di due membri durante la discesa. Questi eventi sottolineano i rischi intrinseci dell’alpinismo in alta quota e la necessità di un approccio responsabile e ben pianificato.
Riflessioni finali: un nuovo paradigma nell’alpinismo
L’iniziativa di Prakash Gurung, Yukta Gurung e Sandesh Sherpa rappresenta un esempio di come l’alpinismo possa evolversi verso pratiche più sostenibili e rispettose dell’ambiente. La loro impresa non è solo una sfida fisica, ma anche un’opportunità per riflettere sul significato dell’alpinismo moderno e sul ruolo che esso può svolgere nella conservazione delle montagne.
In un contesto in cui le spedizioni commerciali dominano il panorama dell’alpinismo, è fondamentale ricordare che la montagna non è solo un obiettivo da conquistare, ma un ambiente da rispettare e proteggere. La nozione di non lasciare traccia è un principio fondamentale che dovrebbe guidare ogni alpinista, indipendentemente dalla difficoltà della salita o dalla notorietà della vetta.
Per coloro che desiderano approfondire ulteriormente, è interessante considerare come le tecnologie moderne possano essere integrate in modo sostenibile nell’alpinismo. L’uso di droni per monitorare le condizioni meteorologiche o per documentare le spedizioni può offrire nuove prospettive senza compromettere l’ambiente. Tuttavia, è essenziale che queste tecnologie siano utilizzate con giudizio e rispetto per la natura.
In conclusione, l’alpinismo è un viaggio di scoperta personale e collettiva, che richiede non solo abilità tecniche, ma anche una profonda consapevolezza dell’ambiente e delle comunità che vivono in armonia con le montagne. È un invito a riflettere su come possiamo continuare a esplorare e apprezzare questi paesaggi straordinari, preservandoli per le generazioni future.