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- La mobilitazione del 9 febbraio 2025 coinvolgerà una vasta rete di associazioni per sensibilizzare sui rischi ambientali.
- Investimento di oltre 120 milioni di euro per la pista da bob a Cortina, considerato un uso improprio delle risorse pubbliche.
- Oltre il 50% degli impianti sciistici sugli Appennini è non operativo o solo parzialmente funzionante.
Il 9 febbraio 2025 segna una data cruciale per le terre alte d’Italia, con una mobilitazione nazionale che si estende dalle Alpi agli Appennini. L’iniziativa, denominata “La montagna non si arrende”, è promossa da una vasta rete di associazioni e gruppi locali, tra cui l’Associazione Proletaria Escursionisti e il Comitato Insostenibili Olimpiadi. Questa giornata di azione e riflessione si pone come un forte monito contro le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 e il modello di sviluppo insostenibile che esse rappresentano. Le manifestazioni, che si svolgeranno in numerose località montane, mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi ambientali e sociali legati a progetti infrastrutturali invasivi e al cambiamento climatico, che sta già mostrando i suoi effetti devastanti sulle montagne italiane.
Le Critiche al Modello di Sviluppo Olimpico
La principale obiezione formulata nei confronti delle Olimpiadi Invernali 2026 si concentra sull’evidente sperpero ambientale e sociale, derivante dalle opere programmate. Di particolare controversia è l’istituzione della pista da bob a Cortina, con un investimento che supera i 120 milioni di euro. Tale iniziativa viene considerata non solo costosa ma anche rappresentativa del cattivo uso delle risorse pubbliche destinate all’ambiente; essa suggerisce una prospettiva ristretta riguardo allo sviluppo sostenibile dell’area montana. I promotori dell’opposizione mettono in evidenza che tali investimenti avrebbero potuto essere orientati verso interventi mirati alla salvaguardia dei delicati ecosistemi alpini, divenuti vulnerabili in seguito ai cambiamenti climatici in atto. L’organizzazione dell’evento olimpico è interpretata come un fattore amplificatore dei processi deterioranti che minacciano seriamente tanto l’ecosistema montano quanto le popolazioni residenti.
- 🌟 Un'iniziativa lodevole che valorizza le nostre montagne......
- ❌ Spreco di risorse per una pista da bob inutile......
- 🌍 Rethinking winter tourism: a necessary paradigm shift......
La Situazione degli Impianti Sciistici sugli Appennini
Un elemento cruciale da considerare concerne la sostenibilità delle strutture dedicate allo sci nei territori appenninici. Recentemente un’indagine ha rivelato che oltre il 50% dei 101 impianti presenti in questa area risulta essere non operativo o solo parzialmente funzionante. Le ragioni fondamentali dietro tali interruzioni si riconducono all’aumento delle temperature globali, fenomeno che ha compromesso significativamente le precipitazioni nevose, insieme all’assenza di una concreta viabilità economica per molte stazioni montane. Malgrado questo scenario critico, si osserva un continuo incremento nella pianificazione di nuovi complessi sciistici, frequentemente supportati da investimenti pubblici, senza considerare i potenziali danni all’ambiente e le problematiche relative alla profittabilità nel lungo periodo. Secondo gli specialisti del settore, l’approccio tradizionale rivolto esclusivamente allo sport sulla neve risulta oggi insostenibile; pertanto urge una riflessione su forme di turismo invernale più armoniose ed eterogenee.
Un Futuro Sostenibile per le Terre Alte
Il 9 febbraio segna una significativa mobilitazione, dedicata a una profonda riflessione collettiva sul destino delle nostre montagne italiane. Gli organizzatori fanno emergere con forza l’esigenza di abbattere i confini esistenti fra i turisti e gli abitanti dei territori montani, mirando a sviluppare un modello economico che tenga conto dell’ecosistema montano, oltre che delle specifiche esigenze delle comunità locali. L’obiettivo è concepire e realizzare una visione sostenibile per il futuro, capace non solo di valorizzare le peculiarità naturali ma anche le tradizioni culturali legate alle montagne stesse; tutto ciò evitando che questi luoghi diventino semplicemente scenari per il turismo massificato. Questa giornata ha come intento fondamentale quello d’invogliare a riflettere su come rinnovare il legame con le montagne, puntando attentamente sulla necessità della giustizia climatica e sociale.

In un contesto in cui le montagne italiane affrontano sfide senza precedenti, è fondamentale comprendere che la loro tutela non è solo una questione ambientale, ma anche sociale ed economica. Il concetto delle montagne rappresenta un tesoro collettivo che necessita di una strategia ben ponderata e visionaria. L’idea di sostenibilità nelle zone montane comporta non soltanto la tutela degli ecosistemi naturali ma anche l’assistenza alle comunità residenti affinché possano coesistere ed evolvere in armonia con l’ambiente circostante.
Per gli entusiasti della montagna e dell’alpinismo, diventa fondamentale comprendere la rilevanza di adottare comportamenti responsabili nei confronti della natura. Questo implica, per esempio, selezionare itinerari ed esperienze capaci di ridurre al minimo le conseguenze negative sull’ecosistema locale; incentivando nello stesso tempo le economie regionali mentre si promuove una cultura improntata al rispetto reciproco e alla consapevolezza ambientale. Meditare su tali questioni ci sprona a considerare il nostro dovere quale custodi delle vette alpine, sforzandoci così nel mantenere intatta questa eredità per i posteri.