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- Gian Luca Cavalli, capo spedizione, è stato vittima di una valanga tra il Campo II e il Campo III, riportando una frattura alla falange del pollice sinistro.
- L'alpinista peruviano Cesar Rosales ha raggiunto la vetta dell'Annapurna il 7 aprile 2025 alle 9:30 ora locale.
- Una miniatura dell'opera «Unione Olimpica» dell'artista biellese Paolo Barichello è stata portata fino alle pendici dell'Annapurna e donata alla comunità nepalese di Waku, a testimonianza dell'impegno verso il Nepal.
L’alpinismo di alta quota è una disciplina che mette a dura prova corpo e mente, e la spedizione del CAI Biella all’Annapurna nel 2025 ne è una vivida testimonianza. La montagna, con i suoi 8091 metri, è notoriamente una delle più pericolose al mondo, e la recente spedizione ha subito le sue insidie, ma ha anche regalato un momento di gloria.
L’incidente e l’evacuazione di Gian Luca Cavalli
La spedizione, denominata “Limit Project X Annapurna”, ha visto il suo capo, Gian Luca Cavalli, accademico del CAI, vittima di una valanga mentre si trovava tra il Campo II e il Campo III. L’incidente ha causato a Cavalli una frattura alla falange del pollice sinistro, oltre a escoriazioni ed ematomi. Nonostante l’iniziale tentativo di minimizzare l’accaduto, il dolore alla mano ha impedito a Cavalli di proseguire in sicurezza, costringendolo a interrompere la spedizione.
Dopo l’incidente, Cavalli è stato trasportato in elicottero prima a Pokhara e poi a Katmandu per ricevere le cure mediche necessarie. Ad accompagnarlo c’era Donatella Barbera, medico della spedizione, che ha fornito assistenza immediata e supporto logistico. La prontezza dei soccorsi e l’efficacia dell’intervento medico hanno permesso a Cavalli di stabilizzarsi e di ricevere le cure adeguate.

Il trionfo di Cesar Rosales
Mentre Cavalli veniva evacuato, l’alpinista peruviano Cesar Rosales, membro del team e guida andina formatasi grazie alla cooperazione internazionale Mato Grosso, ha deciso di proseguire verso la vetta. Rosales, già esperto di spedizioni in alta quota, ha dimostrato grande determinazione e capacità alpinistiche, raggiungendo la cima dell’Annapurna il 7 aprile 2025 alle 9:30 ora locale.
La conquista della vetta da parte di Rosales rappresenta un importante successo per il CAI Biella e per l’alpinismo peruviano. Rosales, formatosi alpinisticamente grazie alla guida alpina biellese Enrico Rosso, ha dimostrato come la cooperazione internazionale possa portare a risultati straordinari. La sua impresa è un tributo alla sua tenacia, alla sua preparazione e al supporto ricevuto dal CAI Biella.
L’eredità di Guido Machetto e l’impegno verso il Nepal
La spedizione all’Annapurna del CAI Biella non è stata solo un’impresa alpinistica, ma anche un omaggio alla memoria di Guido Machetto, grande scalatore biellese. La spedizione aveva inizialmente l’obiettivo di aprire una nuova via sullo sperone Nord-Ovest, lo stesso tentato da Machetto nel 1973. Sebbene questo obiettivo non sia stato raggiunto, la spedizione ha comunque onorato la memoria di Machetto, rinnovando l’impegno della comunità biellese verso l’alpinismo e la cultura della montagna.
Inoltre, la spedizione ha avuto un forte legame con il Nepal, grazie alla figura di Martino Borrione, fondatore dell’associazione Bi-Nepal per la scolarizzazione dei bambini nepalesi. Una miniatura dell’opera “Unione Olimpica” dell’artista biellese Paolo Barichello, simbolo di inclusione e fratellanza, è stata portata fino alle pendici dell’Annapurna e donata alla comunità nepalese di Waku, dove Borrione è ancora ricordato con affetto.
Riflessioni conclusive: tra rischio, resilienza e solidarietà
La spedizione del CAI Biella all’Annapurna è un esempio di come l’alpinismo possa essere un’esperienza trasformativa, capace di mettere alla prova i limiti fisici e mentali, ma anche di creare legami profondi tra le persone e le comunità. L’incidente di Gian Luca Cavalli ha evidenziato i rischi intrinseci dell’alpinismo di alta quota, ma anche la sua resilienza e la sua capacità di reagire alle difficoltà. Il successo di Cesar Rosales ha dimostrato come la determinazione e la preparazione possano portare a risultati straordinari, mentre l’omaggio a Guido Machetto e l’impegno verso il Nepal hanno sottolineato il valore della memoria e della solidarietà.
L’alpinismo non è solo una questione di conquista di vette, ma anche di crescita personale e di impegno verso gli altri. La montagna è un ambiente severo e imprevedibile, ma anche un luogo di bellezza e di ispirazione. Affrontare le sue sfide richiede coraggio, preparazione e rispetto, ma può anche regalare emozioni indimenticabili e la consapevolezza di aver superato i propri limiti.
Una nozione base di alpinismo da tenere sempre a mente è l’importanza della pianificazione e della preparazione. Prima di affrontare una spedizione, è fondamentale studiare attentamente il percorso, valutare i rischi, preparare l’attrezzatura adeguata e allenarsi fisicamente e mentalmente.
Una nozione avanzata riguarda invece la gestione del rischio in alta quota. Gli alpinisti esperti sanno che il rischio zero non esiste, ma che è possibile ridurlo attraverso una serie di strategie, come la valutazione continua delle condizioni ambientali, la comunicazione efficace all’interno del team e la capacità di prendere decisioni rapide e informate.
La montagna ci insegna l’umiltà, la resilienza e la solidarietà. Ci ricorda che siamo parte di un ecosistema fragile e che dobbiamo rispettare l’ambiente e le comunità che lo abitano. Ci invita a superare i nostri limiti, ma anche a riconoscere i nostri punti deboli e a chiedere aiuto quando necessario. L’alpinismo è un’esperienza che può cambiare la nostra vita, se siamo disposti ad aprirci alla sua bellezza e alla sua saggezza.